
Uso e consumo:
In commercio troveremo sia fave fresche che fave secche.




Le fave secche invece, si conservano per molto tempo in contenitori
ben chiusi e posti in un luogo asciutto.

In Spagna un piatto tipico cucinato con le fave è la fabada,
(salsiccia in umido), in cui le fave sostituiscono i fagioli, nella
preparazione.
Le fave sono ricche di proteine, fibre, vitamine (A, B, C,
K, E, PP) e Sali minerali, importanti per la loro azione di drenaggio e forniscono
al nostro organismo una buona quantità di potassio, magnesio, ferro, selenio,
rame e zinco
I dietologi ci ricordano inoltre che tra i legumi, le fave
risultano essere meno caloriche (37 calorie per 100 grammi ).
Ma attenzione, questi numeri riguardano le fave fresche,
perché con quelle secche l’apporto calorico sale vertiginosamente.
Esiste una grave forma di intolleranza alle fave, una vera e
propria malattia, genetica, ereditaria e che si chiama favismo: essa è dovuta
alla mancanza di un particolare enzima nei globuli rossi (si manifesta con una
grave forma di anemia provocata dall'ingestione delle fave).
La fava è il frutto di una pianta erbacea (Vicia faba) che
appartiene alla famiglia delle Leguminose, e si pensa sia di origini asiatiche;
predilige le temperature fresche e cresce in regioni temperate, come quelle
mediterranee.


In America le fave vennero introdotte dopo la scoperta di
Cristoforo Colombo e tutt’ora si coltivano ampiamente nelle regioni
dell’America latina. Si pensa che le fave, non avendo la necessità di essere
cotte per essere consumate, siano state tra i primi legumi che l’uomo abbia
mangiato, addirittura prima del 3000
a .C.
Si sono trovate delle fave nei resti di villaggi neolitici
in Svizzera, come in tombe egiziane risalenti al 2400 a .C.
Il celebre Pitagora proibiva ai propri discepoli di mangiare
le fave, in quanto vedeva nelle macchie nere presenti nei loro fiori, il
simbolo infernale della presenza delle anime dei morti (il nero è colore
abbastanza raro nei vegetali);
Arisotele, invece, ne decantava le virtù.
tanto che venivano mangiate anche crude assieme al baccello quando erano particolarmente
tenere; una delle famiglie (gentes) più importanti della storia di Roma, cioè i
Fabi, si dice che prese il proprio nome dalla fava.
Ma nell’epoca imperiale la fava subì un crollo e divenne il
cibo di mero appannaggio delle classi povere; trovò il suo declino verso il Cinquecento,
con l’arrivo del più versatile fagiolo, venuto dall’America.
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